un omaggio alla festante tradizione della raccolta delle olive, che, dalle mie parti, conserva ancora quel sapore antico di appartenenza.
Inno all’olio
Aurora sfolgorante e reti spiegate, avvolgono il maestoso ulivo dalla chioma pendente.
Fischietta e canta. L’allegra brigata novembrina si cimenta a radunar preziosi monili variopinti.
Scale penzolanti, fruscii di rastrelli che pettinano fronde intricate e soffici rese del germogliato tanto atteso.
Defraudato della sua gemma e libero dall’inestimabile fardello, il possente fusto attende un nuovo inverno di ozio.
Sacchi deformi, lesti e vuoti, passano di palmo in palmo; si gonfieranno di tradizioni senza luogo e tempo, che perennemente torneranno a scandire identità.
Oliva sacra, orgoglio genuino di lunga attesa, sospirata speranza, festoso amore.
Lasciati pigiare ora. Immolati al gusto e abbandonati alla spremitura; madre terra ricambierà, rigenerandoti nel suo grembo.
È tempo. Lasciaci assaporare il tuo soave e perpetuo sangue dorato.
Stefano Servilio
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